Ultimo Urlo - Inviato da: Panzerfaust - Sabato, 02 Gennaio 2010 15:56
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La Decima dalle Origini
.: la Decima dalle origini

Decima Flottiglia MAS, Vittoriosa già sul mare, ora pure sulla terra per l'Onore d'Italia

Alzi la mano chi non ricorda quando l'insegnate di storia, decide per l'interrogazione a sorpresa, e guardandovi quasi beffardo chiede: "Raccontami di D'Annunzio, e della Beffa di Buccari!"

Eh si, ci siamo passati tutti, o quasi. Pochi però ricordano che i piccoli natanti utilizzati in quella particolare azione erano dei MAS, motoscafi armati di due siluri e modificati in modo da superare silenziosamente le difese dei porti austroungarici. Qui tracceremo la storia di uomini e donne che ripresero, per mare e per terra, lo spirito di quegli incursori notturni: ed allora facciamo un pò di storia, partendo dal principio.

Nell'occasione di eventi bellici l'uomo ha sognato di realizzare dei mezzi piccoli ed economici, ma armati ed operanti in modo tale da affondare grandi navi senza la necessità del confronto diretto fra le flotte. Il sogno si realizza all'inizio del XX secolo, con i sommergibili. Allo scoppio della prima guerra mondiale, per combattere questi incursori un cantiere navale veneziano, lo SVAN, fornisce alla Regia Marina il primo MAS (Motobarca Armata Svan)( D'Annunzio interpreterà la sigla con il motto "Memento Audere Semper" ) Che cos'era il MAS ?: un motoscafo armato di cannone da 57mm, 3 mitragliatori e bombe antisommergibile destinato a scorrazzare sui mari in velocità ed agilità, abbastanza piccolo da non costituire bersaglio facile da colpire ma sufficientemente armato per provocare seri danni ai suoi avversari subacquei. Venne così costituita, in seno alla Regia Marina, la prima squadriglia MAS ove la sigla però si muta Motoscafo Anti Sommergibile; un ruolo tipicamente difensivo per un mezzo economico nella costruzione e nell'impiego. Il C.V. Costanza Ciano intuisce ben diverse possibilità per queste veloci imbarcazioni, e riesce ad armarle con due siluri. Che abbia visto giusto lo si vedrà nel giugno 1918, quando Luigi Rizzo, con un solo lancio, affonda al largo di Premuda la corazzata Szent Istvan. Ma Ciano, e l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, sviluppano ulteriormente la loro idea.

Un MAS dotato di siluri in navigazione

I MAS subiscono ulteriori adattamenti che li rendono idonei a forzare i porti avversari. Ossia, navigando lentamente ed in modo silenzioso, si infilano dentro le basi navali avversarie senza farsi scorgere, superando le ostruzioni e riuscendo a non attrarre l'attenzione dei posti di guardia. È nato un nuovo modo di guerreggiare per mare, quello degli assaltatori. I buoni risultati conseguiti nel 1916 fanno in modo che l'anno successivo si studino mezzi non più adattati, come erano i MAS, ma appositi: i primi mezzi d'assalto. All'arsenale di Venezia si provano imbarcazioni a remi e scafi elettrici, dotati di cingoli per superare le ostruzioni. C'è anche un medico militare, il dottor Raffele Paolucci, che si allena a nuotare in acque fredde per lunghe distanze e trainandosi dietro un galleggiante. Nei suoi piani, questo rimorchio simula una carica esplosiva da applicare alla carena della nave avversaria. A Venezia compie i suoi esperimenti anche il Cap. G.N. Raffaele Rossetti; con un operaio militare, di nome Sanna, ha pensato ad un siluro navigante a pelo d'acqua, giudato da un operatore, con a prua delle cariche esplosive da attaccare, grazie ad un magnete, sulle lamiere della nave nemica. Infine il Ten. G.N. Belloni prende in esame, per la prima volta, le operazioni subacquee, pensando a degli incursori trasportati da un sottomarino entro il porto nemico, e che vi fuoriescano sott'acqua per attaccare i possibili bersagli. Nella Grande Guerra solo alcuni di questi mezzi sono provati, con alterno successo. Il miglior risultato lo consegue la "Mignatta", il siluro a lenta corsa inventato da Rossetti. Egli stesso, con Raffaele Paolucci, la notte del 1° novembre 1918 forza il porto di Pola, e riesce ad attaccare una testata esplosiva sotto la corazzata Viribus Unitis. Quindi i due, stremati e scoperti, sono catturati e trasferiti a bordo della stessa unità avversaria. Poco dopo l'ordigno esplode, e la nave affonda. Ma non basta; la mignatta, senza più controllo, prosegue il suo moto sino ad arrestarsi sotto il piroscafo Wien, esplodendo e colando a picco pure questo involontario bersaglio. Il dopoguerra fa dimenticare i mezzi e le tecniche nuove per quasi quindici anni. Nel 1935, per la probabilità di un conflitto con la Gran Bretagna, riprendono gli studi e le proposte. Due ufficiali di Marina, Teseo Tesei ed Elios Toschi, partono dalla mignatta per realizzare un mini sommergibile, con equipaggio di due uomini e propulsione elettrica, armato con una testata esplosiva amovibile, da appendere alle alette antirollio dell'unità scelta come bersaglio. Il nuovo mezzo viene chiamato, per motivi di riservatezza, siluro a lenta corsa. Le sue scarse doti di manovrabilità gli guadagnano il nome con cui è più famoso: Maiale. Lo stesso anno la neonata 1ª Flottiglia MAS è incaricata di organizzare i Mezzi d'Assalto della Regia Marina. Nel 1936 l'Amm. Aimone di Savoia-Aosta inventa gli MTM (Motoscafi da Turismo Modificati), dei barchini veloci con la prua imbottita da 300Kg di esplosivo. Il pilota si lancia ad una velocità di 30 nodi verso il bersaglio, eiettandosi poco prima della collisione assieme ad un galleggiante. Lo scafo, al contatto con la fiancata, è tagliato in due da piccole cariche esplosive. Ad otto metri di profondità detona quella principale. La famiglia dei Mezzi d'Assalto si arricchisce così di un terzo componente oltre ai MAS ed agli SLC.

Poco dopo, iniziano a Livorno, sotto la guida dell'ingegner Belloni, le esperienze dei Guastatori Subacquei, i Gamma, che marciando sul fondo marino debbono trasportare un ordigno sin sotto le navi avversarie. Con lo scoppio del 2° conflitto mondiale i Mezzi d'Assalto iniziano la loro carriera operativa, in particolare dei Maiali, trasportati presso gli obiettivi da sommergibili come lo Scirè, comandato da un "certo" T.V. Junio Valerio Borghese, che diverrà successivamente il Comandante della Xª MAS. Nell'estate del 1940 una spedizione nel porto di Suda (Creta) porta 6 MTM ad affondare l'incrociatore pesante inglese York e a danneggiare la petroliera Pericles. Sorte diversa ottiene l'operazione "B.G.3" su Gibilterra il 15 maggio 1941. Qui la missione è più volte tentata con esito negativo, per una serie di inconvenienti e di contrordini.

Nel marzo del 1941 La 1ª Flottiglia MAS diviene la Xª Flottiglia MAS, un'organizzazione segreta destinata a sperimentare ed usare le nuove armi d'assalto, con Borghese al comando dei mezzi subacquei. Il nome è scelto nel ricordo della Decima Legione, prediletta dall'imperatore Giulio Cesare. Nel luglio del 1941 arriva il disastro con l'operazione "Malta2", progettata in grande stile con l'impiego di MAS, MTM e SLC, per l'attacco al porto della Valletta.

Una cartolina raffigurante un' MTM in azione, nel momento del lancio del pilota

Gli inglesi infatti, oltre che avere installato uno dei primi prototipi di radar nella base, sono in grado di decifrare i messaggi in codice della marina tedesca grazie alla cattura, avvenuta qualche mese prima, di un sommergibile germanico nel cui interno era custodita la macchina decodificatrice "Enigma". Quel sommergibile era stato considerato, dallo stato maggiore tedesco, affondato senza possibilità di recupero, e solo negli anni 70 venne rivelata la verità. Il suo immediato ricupero da parte degli alleati permise loro di primeggiare sui mari per gran parte del conflitto. L'attacco a Malta prende il via il 25 luglio 1941 e trova l'avversario in allarme; il fuoco sui mezzi italiani lascia sul mare 15 morti, 18 prigionieri ed affonda 2 MAS, 2 SLC e 8 MTM. Dopo questa esperienza negativa avviene una riorganizzazione della Decima, dalla quale nasce, per l'intuizione del Com. Eugenio Wolk, una nuova specialità : i "nuotatori d'assalto" o uomini "Gamma", subacquei sprezzanti del pericolo che a nuoto si incaricano di collocare esplosivo sotto le chiglie delle navi nemiche.

Di lì a poco una nuova missione giunge al successo, è la "B.G.4": obiettivo Gibilterra, data il 20 settembre 1941. Gli SLC affondano 2 navi cisterna (la "Fiona Shell" e la "Denbydale") e la motonave "Durban", ed è di nuovo vittoria. Il culmine della gloria viene raggiunto il 18 dicembre 1941 nel porto di Alessandria; l'impiego degli SLC porta al serio danneggiamento della petroliera "Sagona" e di due importanti corazzate, la "Valiant" e la "Queen Elizabeth". I danni impediranno alle navi di rivedere il mare prima della fine del conflitto. Lo stesso Churchill affermerà : "L' Inghilterra ha perso, con la perdita delle navi affondate, la supremazia della flotta in Mediterraneo; prepariamoci a subirne le conseguenze". In tutto il 1942 si susseguono diverse missioni con ottimi risultati, molte con il coinvolgimento degli uomini "Gamma". Il 1° maggio 1943 Junio Valerio Borghese assume il comando dell'intera Xª Flottiglia MAS. Poi arriva il tragico 8 settembre 1943. Se l'armistizio porta le forze armate terrestri ed aeree italiane allo sbando più totale, per la Marina la cosa è diversa. Le navi da battaglia, gli incrociatori, il grosso della flotta è ancora in piena efficienza. E queste navi si consegnano senza combattere ad un avversario divenuto improvvisamente amico. È una resa senza condizioni, mascherata col nome di armistizio. Una bella figura di marinaio, il comandante Carlo Fecia di Cossato, si ucciderà per questo, lasciando in una lettera alla madre, testimonianza di sentimenti condivisi da moltissimi altri marinai. I tedeschi intanto calano dal nord, catturano e disarmano intere divisioni rimaste senza ordini, occupano di fatto l'Italia. Nelle basi della Decima tutto rimane normale. Il comandante Borghese apprende casualmente dell'armistizio. Dopo aver cercato invano ordini, ed aver superato una gravissima crisi morale, decide che continuerà a combattere a fianco dell'alleato tedesco, e con i colori italiani. Quando la Kriegsmarine lo contatta, egli offre la propria alleanza alle sue condizioni e la ottiene con un trattato, siglato il 14 settembre, che permette alla Decima di continuare a combattere al fianco della Germania battendo bandiera italiana, con le proprie uniformi, con propria disciplina ed una relativa, ma ampia, autonomia. Questo ancora prima che si potesse pensare alla nascita della Repubblica Sociale Italiana. Borghese in quei primi giorni non pensa ad altro che a ricostruire il piccolo reparto d'assalto capace, con pochi mezzi, di colpire duro. Accade però qualcosa che lo costringe a rivedere i suoi piani. A La Spezia affluiscono sempre più numerosi volontari per arruolarsi. La fama della formazione, il suo desiderio di combattere per l'onore d'Italia, senza marchi e neppure sponsor politici, fanno in modo che in poco tempo tutte le scuole per le varie specialità navali siano di nuovo attive. Intanto arriva anche buona parte del battaglione Nuotatori Paracadutisti: è una forza d'elité della Marina, madre degli attuali incursori ed allora paragonabile forse solo all' SBS britannico. La Decima diventa anche una forza terrestre. I volontari giungono a ritmo serrato, e alla fine dell'ottobre 1943 nasce un primo battaglione di fanteria di marina, il Maestrale. Un mese dopo viene formato il secondo, il Lupo.

Questo successo e l'autonomia di Borghese (conviene sottolinearlo, la formazione da lui comandata è ufficialmente alleata della Kriegsmarine, quasi fosse una nazione sovrana), proprio mentre la RSI cerca di racimolare uomini per le sue Forze Armate, portano ad una serie di scontri e tentativi di inglobamento. Gli uomini della Decima si sentono dei rivoluzionari, e vi si oppongono sfiorando il colpo di stato. Lo stesso Borghese è arrestato a Brescia, nel febbraio del 1944; ma dopo pochi giorni è rilasciato, e la sua Decima può cominciare la seconda fase di espansione. Ma perchè la Decima è rivoluzionaria? Gli uomini che vi sono accorsi si danno delle regole semplici. Sono lì per l'onore, e coscienti per la gran parte di combattere una guerra persa. Ma vogliono perderla bene, e rinunciando a molti orpelli propri della tradizione militare. Una sola divisa per ogni occasione, ed uguale per tutti, come uguale per tutti è il cibo. Promozioni, solo per merito di guerra. Disciplina autoimposta ma semplice: chi diserta, ruba, saccheggia o commette violenza è passato per le armi. In quei primi mesi l'atmosfera nei battaglioni e nei reparti ricorda molto quella dei soviet, o dei kibbutz. Ed intanto, continuano a giungere giovani da tutta Italia. Nel febbraio 1944 gli alleati sbarcano ad Anzio; la Decima ha il battesimo del fuoco per mare e per terra. Fiumicino ospita una base "segreta", peraltro nota all'avversario perché segnalata da un bandierone enorme, da cui ogni notte i piccoli MTM e SMA (dei motoscafi siluranti con un equipaggio di due persone) partono per gli agguati alla flotta nemica. Molti di questi gusci di noce sono distrutti dal fuoco dell'avversario, qualcuno colpisce. La sproporzione di forze è grossa, ma lo spirito delle azioni è legato ad una frase pronunciata dal comandante Salvatore Todaro: "L'importante non è affondare una nave che il nemico può ricostruire. L'importante è dimostrare al mondo che ci sono degli italiani disposti a rischiare la vita, e se necessario a perderla, per schiantarsi con l'esplosivo contro la nave nemica. Perché per noi la morte in battaglia è una cosa bella, profumata". Questa frase ispira anche lo stemma della formazione: uno scudetto portato con orgoglio al braccio, dove un teschio sorridente tiene tra i denti una rosa. Intanto a marzo il battaglione Maestrale, ribattezzato Barbarigo, entra in linea a Nettuno. Milleduecento ragazzi, poche armi, e tanto coraggio. Lo dicono i loro avversari, gli incursori della First Special Service Force, il miglior reparto speciale alleato della seconda guerra mondiale. Il Barbarigo a Nettuno tra morti, feriti e dispersi subisce circa il 50% di perdite. Nasce un nuovo tipo di eroismo per la Decima, passata in pochissimi giorni da piccolo gruppo scelto di assaltatori (circa 3-400 persone) ad un completo e sfaccettato apparato militare di oltre 18.000 persone. Ma perché così tanti giovani si presentano per l'arruolamento volontario? Come mai questo non succede e non succederà né per l'esercito della R.S.I. né per il ricostituendo Regio Esercito al Sud?

Una cartolina dedicata agli uomini "Gamma"

Guardiamo più in dettaglio a quelli che sono gli scopi della Decima Flottiglia M.A.S. dopo l'8 settembre. Borghese ha scelto di rimanere in armi non tanto per favorire l'alleato tedesco, ma per difendere l'Onore d'Italia di fronte al tradimento perpetrato dal Re Vittorio Emanuele III e dal suo stato maggiore nei confronti degli accordi presi. Così scriverà lo stesso Borghese ripensando alla sua scelta : "In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo."

Sono finiti i tempi del "vincere e vinceremo", questo lo sanno tutti, ma i volontari vedono nella Decima il mezzo per riscattare il proprio paese dalla vergogna, andando al fronte a combattere contro quelli che per 3 anni sono stati i nemici, e lo devono rimanere, pur nella consapevolezza che la vittoria è oramai un lontano miraggio.

Lo stesso Eisenhower darà ragione a questi uomini scrivendo dopo la fine del conflitto : "La resa dell'Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l'Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della R.S.I.."

Un'altra peculiarità della Decima Flottiglia M.A.S. è l'apoliticità. L'iscrizione a qualsiasi partito è vietata per i marò, dato che si combatte per il proprio paese e non per un leader politico, un'ideologia od un partito. Borghese manderà nelle Brigate Nere un veterano di Nettuno, Rinaldo Dal Fabbro, solo perché si fregia del distintivo di squadrista. E Dal Fabbro capirà, ed andrà a morire al fronte col battaglione d'assalto Forlì. In questo reparto si uniscono volontari appartenenti alle fedi politiche più disparate, compresi quelli nati in famiglie di storico orientamento socialista. Un' esempio per tutti: la terza compagnia "Volontari di Francia" aggregata al Battaglione Fulmine. La formano figli di emigrati, rientrati in patria per difendere l'onore del paese dei propri padri. Ed in molti casi erano dei fuoriusciti politici, ribelli al regime fascista. Nell'autunno del 1944 tocca al Btg. Lupo essere schierato sul fronte del Senio; e i suoi marinai lo giudicano un premio. Poi lo raggiungono gli NP e il Barbarigo. Il Lupo starà in linea per lunghi mesi, contrastando al meglio delle sue possibilità la pressione del nemico e non dimenticandosi mai i principi alla base della Decima. Cosa vogliamo dire con questo ? Ecco un esempio : un giorno, al di là delle trincee sul fiume, un gruppetto di reclute inglesi inesperte passeggia allo scoperto, senza rendersi conto del pericolo, e qualche decina di metri più in là stanno gli uomini della Decima in armi. Un marò, imbracciato il suo M.A.B., spara un raffica in aria: i malcapitati, spaventati, riguadagnano posizioni sicure. Perchè ? Ha sbagliato mira? Come ha potuto non centrare un bersaglio così semplice? Così ha risposto quel marò ad un suo compagno "sarebbe stato facile colpirli, ma ho pensato che anche loro avevano una madre che li aspettava". Con questo non si vuole dire che la Decima praticava la non violenza, ma dimostrare che la forza contro avversari leali era usata solo quando strettamente necessario; colpire quei giovani che non stavano partecipando al fuoco sarebbe stato contrario al codice d'Onore di quel marò e di molti altri come lui.

Non solo questi reparti partecipano alla guerra contro gli alleati anglo americani, è tutto il resto della divisione Decima ad essere schierato a fine '44 sul fronte orientale, per arginare la spinta sempre più insistente delle truppe titine del IX Corpus, e tentare di proteggere la popolazione italiana, spesso trattata barbaramente da queste ultime.

In questo settore la Decima affronta un problema sentito da più parti, comprese alcune formazioni partigiane ed il governo del sud. Per salvaguardare queste terre ed i suoi abitanti, si arriva anche a progetti combinati fra le due Italie, del nord e del sud, come il famoso "Piano De Courten", che prevede una collaborazione nord-sud attraverso l'intermediazione della Decima, e dovrebbe portare allo sbarco di truppe regie nel triestino per rinforzare la difesa della zona. Od ancora alla trattativa con la brigata partigiana "Osoppo", per la nascita di di un reparto misto Decima-Osovani da impiegare attivamente a difesa della frontiera e dei territori orientali. Delle due iniziative purtroppo nessuna si concretizza. Ma la notizia delle trattative basta a scatenare la strage di Porzus, in cui è decimato lo stato maggiore della Brigata Osoppo. ( tra gli uccisi figura anche il fratello di Pier Paolo Pasolini).

Un manifesto di propaganda al tempo della R.S.I.

Del ciclo operativo nel goriziano restano i sacrifici del Battaglione Fulmine a Tarnova della Selva, ove per tre giorni resiste, arroccato nel paesino, all'attacco del IX Corpus con una proporzione 200 uomini contro oltre mille appoggiati dall'artiglieria; del Battaglione Sagittario accerchiato a Casali Nemci, e liberato dagli NP che caricano allo squillo di una tromba; del Barbarigo che a Chiapovano resiste e ripiega incolume all'assalto di forze almeno doppie delle sue. Di questi e di altri eroi, degli altri battaglioni e dei reparti naviganti che portarono a termine con successo molte azioni contro la flotta alleata nel Tirreno, oggi nessuno parla più. Perché la Decima era formata da rastrellatori, almeno ufficialmente. Già, perché si deve ora aprire un capitolo importante nella storia della Decima Flottiglia M.A.S. : la sua partecipazione alla guerra civile. Una cosa pensiamo sia stata chiarita finora, la Decima non è una forza politicizzata e non viene creata né per fornire manovala0nza ai tedeschi, né per ridare vita ad un governo fascista. Semmai, opera dove possibile, di concerto con la Regia Marina del sud, ed invitiamo a leggere gli ampi resoconti dei colloqui ed incontri segreti avuti, nelle opere del comandante Sergio Nesi e del guardiamarina Bertucci. I suoi fini strategici sono la difesa dei territori orientali, delle grandi strutture industriali e dei porti italiani. Obiettivi, vale la pena ripeterlo, stabiliti assieme ad agenti venuti dal sud; perseguibili, ed in parte raggiunti, proprio grazie all'autonomia ed all'efficienza della Decima. La Decima vuole combattere al fronte per l'Onore d'Italia, ma purtroppo si ritrova coinvolta, suo malgrado, nella guerra civile. Espressamente create per contrastare il movimento partigiano sono altre forze militari o paramilitari, come la Guardia Nazionale Repubblicana, le Brigate Nere, il CARS, il COGU. La Decima Flottiglia M.A.S nel vortice della guerra fratricida tra compatrioti ci si ritrova involontariamente. Ma vuole la Decima combattere contro i partigiani ? Sino all'estate del 1944 decisamente no, e successivamente solo per quanto è necessario a garantire la sua sicurezza, e con molte eccezioni, come è per le citate trattative con l'Osoppo, avvenute fra il settembre ed il dicembre del 1944. Quando la Decima è costretta a prendere l'iniziativa di operazioni antiguerriglia, il Comandante Borghese permette, a chi non è d'accordo, di chiedere il congedo, con regolare saldo della retribuzione. In pochi se ne vanno, e molti restano nella convinzione che non avrebbero comunque operato inutili rastrellamenti e rappresaglie; sbagliando solo in parte. In qualunque località la Decima si rechi, il primo tentativo è sempre quello di contattare i vertici partigiani locali per stabilire un reciproco patto di non belligeranza; "la Decima è qui perché sta attendendo di andare al fronte, quindi se voi non sparate a noi, noi non vi spareremo", questo è il senso degli accordi proposti, e raggiunti con successo in molte zone. E c'è chi si scandalizza nel vedere partigiani e marinai discutere pranzando in una trattoria: succede in Val d'Aosta, nell'estate del '44. Oppure nel sentire che un disertore, colpevole di furto, è stato condannato e giustiziato da una formazione mista di marinai e partigiani; questo capita in Piemonte, nel settembre del 1944. Questa è la norma, con le sue eccezioni. La guerra civile non conosce pietà. Devono però essere ricordati tutti i morti, come gli undici uccisi ad Ozegna, dove il C.C. Bardelli, comandante della Divisone Decima, mentre tenta di raggiungere un'accordo con i partigiani locali, è ucciso senza pietà assieme a parte della sua ridotta scorta. O la cinquantina di NP massacrati a Valdobbiadene nel maggio 1945, dopo essersi arresi a formazioni partigiane. Od ancora i marò del distaccamento di Torino, ammazzati a Sommariva Perno.

Qui ci ferma la pietà, per gli uni e gli altri. Ricordiamo le parole di John Donne: "Nessun uomo è un'isola, chiusa in se stessa, ogni uomo è parte del continente, una parte del tutto. Se una zolla è strappata dal mare, l'Europa è più piccola, così come il promontorio, la casa del tuo amico, la tua stessa casa: la morte d'ogni uomo mi diminuisce, perché io sono parte dell'umanità, e quindi non chiedere mai per chi suona la campana; essa suona per te. ".

La Decima non è stata una forza atta alla crudele repressione quotidiana, senza rispettare anziani, donne e bambini, come si è scritto dalla fine della guerra ad oggi. Molti sono i marò uccisi dopo la fine della guerra, quando deposte le armi su formale promessa partigiana di aver salva la vita, vengono seviziati e trucidati e le loro salme fatte sparire, dopo aver resa impossibile la loro identificazione. Il codice internazionale di guerra considera delitti tali esecuzioni. Ma gli autori vengono esaltati come eroi della resistenza. Il Comandante Borghese, a Milano nel momento cruciale della fine della guerra, esce in divisa per le strade della città. Non fugge, e viene processato. Passa in prigione alcuni mesi prima del processo che gli viene fatto. Viene degradato per aver collaborato con i tedeschi, ma nessuna altra colpa gli viene attribuita. E' costretto ad andarsene quando la giustizia "ingiustizia" vuole imprigionarlo per un supposto e ipotetico "golpe". Muore in esilio.

La Decima è stata in realtà una formazione costituitasi sulle fondamenta eroiche di un gruppo di arditi assaltatori, con l'intenzione di combattere per i proprio paese e la salvaguardia del suo prestigio.

Purtroppo la storia la scrivono i vincitori, ma questo non può impedire che dopo ben 55 anni, piano piano, la verità ed il rispetto per questi Italiani che scelgono di perdere una guerra per espiare una vergogna non loro, ritorni alla luce del giorno.

Emilio Maluta, Marino Perissinotto, Karl Voltolini.

 

 

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