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la Decima M.A.S. e la Venezia Giulia
Titolo la Decima M.A.S. e la Venezia Giulia
Descrizione tutto sul libro di Sole De Felice
Inviata da Panzerfaust

Già da tempo avevamo dato spazio alla tesi di laurea di Sole De Felice, sul tema "La Decima M.A.S. e la Venezia Giulia, da qualche mese questa tesi è a disposizione del pubblico sotto forma di libro edito da "Settimo Sigillo" - Europa Libreria Editrice s.a.s. - via Sebastiano Veniero 74/76 00192 Roma, che vi consigliamo vivamente di acquistare.

 

 

Il libro ora disponibile

Questo testo fa luce sul particolare e travagliato operato della Decima sui confini orientali, premettendo a chiunque abbia poco chiare quelle circostanze di ottenere un quadro limpido e definitivo. Sul testo in sé troverete poco sotto le recensioni dell'allora tesi di laurea e del libro in occasione della sua presentazione al recente raduno della Decima a Gorizia, in occasione del 56° della battaglia di Tarnova, ma quel che più ci preme è spendere alcune parole sull'autrice.

Sole de Felice è stata sì guidata su questo tema dal suo celebre professore Renzo de Felice (non vi è nessun legame di parentela), ma ha trovato in se stessa il gusto di riscoprire una storia censurata, la possibilità e la volontà di riportare un po' di luce a degli uomini "maltrattati" dalla storiografia ufficiale, tutto questo con semplicità e disponibilità, venendo accettata e rispettata da coloro i quali hanno vissuto sulla propria pelle quelle interminabili giornate.
A Sole non solo il nostro plauso, ma il merito di essere entrata anch'essa a far parte della grande famiglia della Decima, con coraggio e dedizione.

 

Estratto da : IL TEMPO del 03.04.99

Dopo oltre 50 anni
i marò del principe Borghese
protagonisti di una tesi
di laurea che fa discutere

di Sandro FORTE

Le origini dei mezzi d'assalto risalgono alle azioni compiute dagli italiani in Adriatico durante la prima guerra mondiale.
Nacquero i Mas, la cui sigla derivava da Motoscafi Armati Svan (che a sua volta significava Società Veneziana Automobili Nautiche, dal nome del cantiere di Venezia che li costruì. In seguito la denominazione cambiò in Motoscafi Anti Sommergibili.
Il loro schema operativo era quello di avvicinarsi all'obbiettivo a rimorchio di due torpediniere, forzare l'entrata del porto, lanciare i siluri e ripiegare con la massima velocità. Il 15 marzo 1941 il reparto dei mezzi d'assalto fu riorganizzato con la creazione della X Flottiglia Mas ( il cui nome convenzionale di Decima fu dato in riferimento alla famosa Decima Legio di Giulio Cesare, unità militare romana di sicuro affidamento), suddivisa in due reparti: quello dei mezzi subacquei (siluri pilotati, sommergibili d'avvicinamento, gruppo sabotatori e scuola sommozzatori di Livorno), diretto dal principe Junio Valerio Borghese, e quello dei mezzi di superficie.
Borghese successivamente assunse l'intero comando. "La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia dal 1943 al 1945" è stata la tesi con cui la studentessa Sole De Felice si è laureata in storia contemporanea, con il massimo dei voti, presso la facoltà di Scienze Politiche dell'università di Roma "La Sapienza".
La tesi le fu assegnata dal professor Renzo De Felice (nessuna parentela con la neolaureata), al quale subentrò, dopo la morte dello storico, il professor Giovanni Alberti. Una tesi ardita, inusuale, coraggiosa, che racconta gli anni eroici della flottiglia guidata da Borghese e, in particolare, la sua strenua battaglia in Venezia Giulia per difendere i confini italiani dalle armate slave di Tito.

Sole de Felice davanti alla storica baia di Bùccari

Nel settembre del 1945, a Londra, in occasione della conferenza fra i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti ed Unione Sovietica per impostare il Trattato di pace con l'Italia, Alcide De Gasperi, allora ministro degli Esteri del governo Parri, si fece preparare un "Appunto" dal suo Ufficio di gabinetto nel quale veniva riconosciuta alla Repubblica Sociale Italiana, ed in particolare alla Decima Mas, un'azione positiva in difesa dell'italianità nella Venezia Giulia e nell'Istria. La strategia di De Gasperi era quella di dimostrare che gli stessi tedeschi, accettandovi a suo tempo la dislocazione delle truppe repubblicane, avevano esplicitamente riconosciuto l'appartenenza di quelle zone all'Italia. L'argomento avrebbe potuto essere decisivo nel caso in cui gli alleati avessero sostenuto che, dopo l'eventuale vittoria italo-tedesca, il Reich avrebbe comunque sottratto a Roma la sovranità di quelle terre. "L'appunto" datato 15 settembre 1945, era stato perciò ideato proprio per prevenire una simile obiezione. In esso si faceva riferimento, oltre che alla corrispondenza personale sull'argomento fra Mussolini e Hitler, all'azione militare della Decima MAS per la difesa dei confini orientali.

L'obbiettivo principale di Borghese divenne la difesa della Venezia Giulia e dell'Istria nella consapevolezza che, in una guerra ormai perduta, "l'italianità di Roma o Firenze non verrà mai messa in discussione, ma quella di Trieste, Pola, Fiume e Zara certamente si" e ciò fece contestando anche, per quanto possibile, la strisciante politica annessionistica tedesca nel litorale adriatico . Il peculiare significato delle vicende della Venezia Giulia sta nel fatto che queste resero palese come la sostanziale subalternità del nostro Paese allo straniero, "a molti stranieri" valeva non solo per Mussolini e la RSI, ma anche per la monarchia e per Badoglio, per il Cln (Comitato liberazione nazionale) e, in misura di gran lunga superiore a qualsiasi altra, per il partito comunista. Si evidenziò come nel campo del vincitore esistessero due progetti, diversi e contrapposti,, riguardo all'Italia, e ciò fu la causa della posizione dal contenuto "antitaliano" del Pci e di quella di sostanziale indifferenza del Clnai. Comitato liberazione nazionale alta Italia).
In una situazione in cui le maggiori componenti politiche italiane erano già proiettate nella
nella lotta di potere dell'Italia post-bellica, alle autorità del Sud, dopo il fallimento del progettato sbarco comune a Trieste, non era rimasta altra scelta , per tentare di impedire l'annessione slava, che quella di cercare un ultimo, disperato accordo militare con la Decima Mas. Per questa particolare motivazione, unita all'opera assistenziale e all'attività per impedire la distruzione delle industrie del Nord, nel '49 la Corte d'Assise di Roma concesse a Borghese le attenuanti. Nella Venezia Giulia la Decima MAS si rese protagonista di numerosi episodi eroici; ne ricordiamo uno per tutti: la disperata resistenza a Tarnova della Selva, dove in 214 tennero in scacco per due giorni il nemico, con perdite inimmaginabili.

Quanto alla Conferenza di Londra, le speranze di De Gasperi risultarono vane. Tutto preludeva all'amputazione di quei territori rimasti sotto il controllo militare titino, e Londra finì col favorire il colpo di mano slavo sull'Istria.

In seguito Junio Valerio Borghese venne spesso definito un capitano di ventura e la Decima MAS l'ultima compagnia di ventura: E Borghese aveva le origini, l'audacia e il carisma per rivestire un ruolo di questo genere. Era un " un comandante dal grande ascendente sui suoi marinai - ricorda Sergio Nesi, che durante la RSI comandò le basi d'assalto prima a Fiumicino e poi a Brioni - un principe romano che sapeva vivere da marinaio fra marinai, un uomo dalla grande disponibilità verso tutti, un signore che non alzava mai la voce" Ma questa comoda semplificazione non rende giustizia a un personaggio che, dopo il crollo dell'8 settembre, autentico bivio della nostra storia, aveva fatto dell'autonomia la sua bandiera. Non fu un capitano di ventura perché non voleva dipendere da nessuno. Il suo ruolo storico, sottolinea il professor De Felice fu essenzialmente quello di "un nazionalista che pensava di combattere apoliticamente una guerra, quasi personale, per l'onore della Patria. Processato e condannato, Borghese fu radiato dalla Marina, degradato e privato della medaglia d'oro. Divenne il "principe nero" nelle cronache giudiziarie del secondo dopo-guerra. Nel marzo del '71 fu accusato di aver tentato un colpo di Stato. Morì a Cadice il 27 agosto '74. Riposa oggi nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore a Roma.
All'interno della RSI la Decima Mas visse una sua particolare realtà, spesso esaltante per i suoi uomini, e talvolta non compresa nelle sue componenti ideali e pratiche. Il suo forte spirito di corpo, la sua capacità di aggregazione, anche grazie all'eco delle gesta eroiche dei "maiali", ed il suo carattere prevalentemente nazional-patriottico vennero a volte interpretati come l'intenzione di creare un potere alternativo. Ma fu un'interpretazione sbagliata - sottolinea la neolaureata Sole De Felice nella sua tesi - e smentita da una sostanziale e costante lealtà di fondo. Tutti i vari presidi della Decima Mas obbedirono all'ultimo ordine di Borghese, diramato via radio la sera del 24 aprile 1945:" Anche in caso di ritirata delle forze armate germaniche, resterete sul posto per la difesa dei confini orientali e della popolazione italiana contro le bande di Tito"

MESSAGERO DEL LUNEDI
Giornale di Gorizia - 22 gennaio 2001

Decima Mas, la storia ricostruita senza preconcetti

Presentato il libro di Sole de Felice. Il raduno dei reduci si è concluso ieri con le celebrazioni al parco e al cimitero.

Un concreto esempio di revisionismo storico che esce proprio nel momento in cui di questo termine si fa un uso eccessivo, talvolta spropositato. Si potrebbe senza dubbio definire così il volume " La decima Mas e la Venezia Giulia " la cui presentazione si è presentata come " la ciliegina sulla torta " delle manifestazioni che fra sabato e domenica hanno voluto omaggiare i reduci e le vittime della X Mas.

Sole de Felice tra i marò al raduno di Gorizia

L'evento, che ha avuto come cornice la sala congressi dell' Euro Diplomat Hotel, ha richiamato un pubblico tanto folto quanto eterogeneo : non sono coloro che hanno vissuto sulla propria pelle la terribile esperienza dei giorni passati a difendere i nostri territori dell'avanzata di Tito, ma anche numerosi giovani attratti da un periodo storico su cui sono ancora delle mistificazione e che attrae evidentemente per quell'idea dell'amor patrio oggi poco attuale.

E' questo ciò che ha sintetizzato con veemenza e commozione Emilio Maluta, rappresentante del consiglio direttivo della X Mas, il cui intervento è stato preceduto dai saluti dell'assessore Coana ( fra il pubblico anche il vice-sindaco Noselli ) e seguito dal professore Fulvio Salimbeni, docente dell'Università di Udine, cui è spettato il compito di presentare l'opera della dottoressa Sole de Felice.

Influenzato nel rigorismo della ricostruzione storica dalle tendenze più recenti in questo campo, ma derivate soprattutto dal metodo del suo maestro Renzo de Felice, il volume si presenta come una storia che tocca tangenzialmente la Venezia Giulia per concentrarsi invece sulla storia della X Mas in tutte le sue sfaccettature. Non un testo celebrativo, quindi, ma che riconosce meriti e torti della marina militare, e della Repubblica sociale. Non mancano riferimenti al contesto in cui si è trovata a operare la flottiglia e ai motivi del consenso al regime, derivanti da politiche sociali di cui si rende conto anche nell' appendice documentaria tramite la viva voce di chi c'èra.

Coronamento degli studi più recenti sul Ventennio, il testo della de Felice ha raccolto consensi da parte della stessa marina militare da cui è stato tratto gran parte del materiale per la prima parte dell'opera. Un successo che è stato riconfermato pure sabato sera da un pubblico che si è lasciato trasportare indietro nel tempo di cinquantasei anni : quanti, cioè, ne sono passati dall' episodio della battaglia di Tarnova ricordata in questi giorni.

E le celebrazioni sono proseguite, come detto, anche nella giornata di ieri : alle 10 si è tenuta la deposizione di due corone al Parco della Rimembranza, in corrispondenza dei monumenti ai caduti e ai deportati in Jugoslavia. Alle 11 si è quindi tenuta la cerimonia al cimitero centrale con la deposizione di omaggi floreali nella cappella ai caduti, sulla tomba dei deportati, e sui monumenti per l'associazione caduti dalmati, caduti dei bersaglieri e dei caduti della X Mas.

Eliana Mogorovich

 

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