Ultimo Urlo - Inviato da: Panzerfaust - Sabato, 02 Gennaio 2010 15:56
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Fotogrammi di Vita vissuta

.: Fotogrammi di Vita vissuta

 

da:" Ricordi di un'ausiliaria" di Carla Piccoli (Ausiliaria del Btg. Barbarigo)

HO CAMMINATO.......

Ho camminato per i viottoli di un bosco, sulla ghiaia di un giardino, sull'erba di un prato, sul pavimento di legno di una soffitta e ho scoperto il mondo magico della fantasia, dove le raganelle, gli stornelli, le talpe, il grande cane da pastore sono tutti tuoi amici e ti guardano con piccoli occhi curiosi o con grandi occhi pieni di affetto. Avevo accanto un fratello maggiore con cui ho diviso ogni ora, ogni gioco, ogni avventura, ogni rischio: con lui ho mosso i primi passi, ho imparato ad arrampicarmi sugli alberi, ho letto i libri di Salgari, ho condiviso una bicicletta e molte idee, ho imparato a studiare e ad accettare ogni sfida; con lui ho percorso le vie dell'etere, cavalcando onde radio misteriose; con lui avrei voluto continuare a camminare.....
Ho camminato in tante aule scolastiche, dove ho imparato l'italiano e l'amor di Patria, i simboli aritmetici e la storia di Roma; dove ho conosciuto l'affetto di una maestra e di molti professori; di un vecchio Preside e di qualche compagno; dove ho avuto in mano matite colorate scoprendo il mondo magico dei colori. Ho scelto di affrontare il greco ed il latino e i classici mi hanno affascinata, ma poi sono entrata nel mondo delle provette, dei minerali, degli impianti chimici e i laboratori di ricerca hanno in parte strutturato il mio modo di essere.
Ho corso e saltato e gareggiato in tanti campi sportivi che mi hanno dato la gioia delle vittorie e la dura lezione delle sconfitte: le une e le altre hanno modellato il mio carattere. Ho camminato tra i soldati dell'Onore: gli ultimi soldati in grigioverde che non avrebbero conosciuto il volto della vittoria, ma cancellato l'onta del tradimento. Con loro ho percorso strade di città bombardate, corsie di ospedali, vialetti di cimiteri che accoglievano giovani vite offerte alla Patria, sogni interrotti, sorrisi cancellati, fierezza indistruttibile.
Uno di loro era il mio ragazzo.
Con loro ho diviso l'emozione di un "alza bandiera", il ritmico battere degli scarponi sul selciato, gli scoppi delle bombe, la paura e il coraggio. Con loro ho vissuto l'ultimo giorno, la consapevolezza del dovere compiuto, il caldo sole di un inaccettabile "ammaina bandiera", la fine di un'epoca. Uno di loro era mio fratello.
Ho camminato, spinta dalla canna di un mitra, tra la folla di un paese inferocito, che avrebbe dovuto essere quello in cui vivevo da anni. Ogni passo mi sprofondava nel mondo ignoto e inconcepibile della disumanità insensata. Ho camminato a testa alta, cercando di guardare in faccia chi mi insultava

insultava e mi colpiva, ma non era che una foresta di pugni e di bastoni alzati, di bocche urlanti e di stracci rossi. Il dolore e l'orgoglio muovevano i miei passi.
Ho camminato sui mattoni sconnessi di una cella; camminato è un eufemismo: ho diviso con altre donne (quattordici, sedici.....quante eravamo?); anche donne è un eufemismo : esseri di sesso femminile, di varie età, variamente "pestate ", pochi metri quadrati di stanza, sotto il livello stradale: un finestrino, quasi a soffitto, chiuso da grosse sbarre che lasciavano passare poca luce di giorno e tanto freddo di notte; due brande ( è un altro eufemismo: grate di ferro a larghi riquadri, riesumate dai Piombi di Venezia, senza pagliericcio, senza coperte), un bugliolo che rendeva l'aria maleodorante e acre. Niente acqua, niente pane. Con quelle donne ( non è più un eufemismo: saremo state martoriate, ma DONNE, a lettere maiuscole), ho diviso le incursioni notturne dei partigiani rossi, la paura di essere violentate, le percosse, la urla degli uomini seviziati nelle celle sopra la nostra, l'incubo senza nome e senza speranza.
Ho camminato per i corridoi di un'altra prigione, dove i cancelli si aprivano e si chiudevano ad ogni passaggio, dov'erano quarantadue in ogni cella e i pagliericci occupavano ogni centimetro quadrato di pavimento. C'era acqua a volontà, ma solo un mestolo di pasta, fagioli e vermi al giorno. Eravamo giovani e riuscivamo a sostenere che i vermi erano un buon apporto di proteine alla dieta carceraria.
Ci lasciavano in pace, la notte.
Qui ho conosciuto il cedimento del mio essere fisico, la battaglia del mio IO interiore, la risalita. Qui ho conosciuto la vergogna del mio essere sporca, stracciata, insanguinata davanti a gente bardata di rosso, che disprezzavo, ma che gestiva il mio destino....ma ho conosciuto anche l'orgoglio di aver indossato una divisa, di aver difeso una bandiera intatta, di essere la sorella di un Ufficiale del Barbarigo, di fronte ad un ufficiale americano che mi interrogava.
Qui ho provato la profonda emozione di far parte di un coro che al tramonto usciva tra centinaia di sbarre e portava al buon Dio la nostra sofferenza, la nostra fierezza, la nostra preghiera per la Patria.
Ho camminato lungo le calli e le fondamenta di Venezia, quando il portone del carcere si chiuse alle mie spalle; ho guardato con occhi increduli volti, divise, colori di pelle mai visti prima; ho camminato verso casa, per strade note e sconosciute a un tempo, che avrebbero dovute essere strade del mio paese...pensandoci ora, una vita
una vita dopo, non riesco a credere di averlo fatto da sola, a diciassette anni e di averlo rifatto il giorno dopo, per riavere l'orologio di mio fratello, un vecchio orologio da ragazzo, fermo all'ora della sua morte.....
Ho camminato tra i boschi veneti e trentini, sulla neve e sui ghiacci, sulle rocce delle Dolomiti. Mi sono arrampicata su quelle rocce nude, imparando a cercare gli appigli, a infilare le dita in ogni piccola fenditura e ho conosciuto l'emozione della vetta raggiunta, lo scenario delle bianche cime che si rincorrevano fino alla pianura e la mia anima ha imparato a vibrare ai colori dell'alba, a quelli di struggenti tramonti, al chioccolio dell'acqua di un torrente, al leggero sciabordio dell'onda sulle rive di un lago, al rombo di una cascata. Gli sci mi hanno portato per ripide discese, scivolando tra il sole e l'azzurro o scricchiolando sul ghiaccio alle prime ombre della sera; l'infinita libertà di quegli attimi irrideva alle sbarre della prigione e tra il gioco di ombre e di luce mi sorrideva mio fratello.
Ho camminato tra le sabbie del deserto, sui sentieri della savana, sui guadi di fiumi, lontani dalla stagione delle piogge. Ho camminato tra gli Zulù e i Xosa, tra i Bantù e i Boscimani, sotto un cielo intenso, tra i baobab e le lievi bouganvillee; ho camminato sotto le jaracande e tra le protee, tra gli elefanti e i leoni, le dolci gazzelle e gli incongruenti ippopotami; ho camminato nell'Africa misteriosa e l'ho sentita "terra mia!"
Sono ritornata alla mia terra e non mi sembrava più mia: c'erano ancora bandiere rosse che mi ripiombavano nel passato, nel paese delle ombre e del terrore. Dovetti imparare a convivere con la falsità e la vergogna, la voglia di ribellarsi e l'impossibilità di gridare a tutti la vera storia del passato.
Ho camminato per le strade di questa terra tradita, che tradiva chi le era stato fedele; ho camminato nuda per strade lastricate di ricchezza, ho sventolato una bandiera tra chi non ne conosceva il valore; ho chiuso nel cuore una Patria che aveva perso identità e fierezza.
Ho camminato tra bambini, traditi dalla vita nel fisico com'io lo ero stato nell'anima; mi sono inginocchiata accanto a bambini che non potevano muoversi; ho cercato attorno a me parole da donare a chi non aveva linguaggio; ho cercato di cogliere lo sguardo di chi non sapeva guardare.
Ho camminato ancora una volta per le strade di Padova, lungo i corridoi e nelle aule universitarie; ho ricominciato a studiare per poter
poter aiutare i miei bambini, con la mano ancora stretta in quella di mio fratello maggiore, che ha percorso con me ogni passo del lungo cammino.
Ho camminato con lui nel mondo della gioia e dell'allegria, delle scoperte e dello studio e ho conosciuto l'amore e l'amicizia. Ho camminato con lui nel mondo della guerra e del sacrificio, del dolore e della fierezza e ho conosciuto l'amore e l'amor di Patria. Ho camminato con quanto mi restava di lui nel mondo della disperazione e della volontà e ho conosciuto l'amore e le lacrime non versate. Ho camminato sola nel mondo dell'orrore , della paura e della disperata rivolta e ho ritrovato l'amore e il suo sorriso.
Ho camminato su due percorsi paralleli: uno con i miei figli, nel mondo della speranza e dell'avvenire; l'altro tra i ricordi nel mondo della dolce malinconia o del terrore lancinante e in entrambi ho trovato l'amore.
Ho camminato nel mondo della solitudine, aspra e dolcissima, tra le memorie del passato, dell'oggi e del domani e ho ritrovato così i "soldati dell'Onore", col passo ormai incerto, ma con gli occhi sempre giovani; con nel cuore una Patria, perduta e ricostruita, tra le nevi del san Gabriele e il verde prato di Nettuno: con loro ho guardato una Bandiera, la nostra Bandiera, salire intatta sull'alto pennone e garrire al libero vento del mare: Alberto sorrideva tra il baluginare del sole ed io riscoprivo l'amore e la libertà.

 

 

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